Quali sono i principali trend economici del prossimo triennio? Quali sono gli strumenti per intercettarli? Queste le domande a cui si dà risposta nel Report SACE 2016-2019 “RE-start. La sfida possibile di un’Italia più internazionale”. L’analisi parte si concentra soprattutto su due focus: agroalimentare e opportunità nel mondo per le imprese italiane.
Agroalimentare
La stima per i prodotti dell’agricoltura e dell’industria alimentare è una di un trend di crescita che raggiungerà una media del +6,5% nel 2016-2018. La filiera agroalimentare, che fattura, a livello internazionale, 1,1 trilioni di euro di scambi commerciali, è composta dai settori agricolo, alimentari e bevande e macchine agricole e per la trasformazione. Sono settori in cui regnano come protagonisti Usa, Germania, Francia e Olanda; l’Italia si piazza, comunque, tra i primi quindici Paesi esportatori in tutti e quattro i settori della filiera. Il nostro Paese occupa una posizione di primo piano in particolare per quanto riguarda l’export di macchinari, sia agricoli che di trasformazione, settore nel quale detiene una quota di mercato mondiale rispettivamente dell’8,4% e del 15,3%; inoltre l’incremento fino al 2018 potrebbe portare ad aumentare l’export di ulteriori 2 miliardi di euro.
Un altro potenziale ancora inespresso lo si trova nel settore alimentare: la quota di mercato mondiale italiana è del 4,7%, con una decisa crescita che ha visto un incremento del +79% negli ultimi dieci anni, a fronte di un aumento del +47% dell’export italiano complessivo. Le imprese alimentari che esportano sono ancora meno del 12%.
Rispetto alla distribuzione regionali, cinque Regioni (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte e Campania) rappresentano ben il 74% dell’export complessivo del settore alimentare. A queste seguono Trentino-Alto Adige e Toscana. In particolare da Veneto e Piemonte proviene quasi la metà dell’export di vino; dal Piemonte oltre un quarto delle vendite di dolci e caffè; dalla Toscana un quarto dell’olio d’oliva. Dalla Campania proviene invece oltre il 40% dell’esportazione di conserve.
Nel complesso, il saldo commerciale dell’intera filiera agroalimentare italiana è positivo per circa 1,6 miliardi di euro14, con differenze tra i quattro settori: per quanto riguarda le materie prime, infatti, il disavanzo di oltre 12 miliardi è un dato strutturale e collegato al fabbisogno di beni agricoli da inserire nei processi produttivi, come il tessile. Gli altri settori, invece, compensano con una prevalenza di esportazioni.
Opportunità nel mondo per le imprese italiane
Ma di cosa hanno bisogno le imprese che vogliono andare all’estero? Secondo SACE, “di una bussola che le guidi nei processi di internazionalizzazione, supportandole non solo nel riconoscere i rischi ma anche nell’identificare le opportunità”. Per questo è nato l’Export Opportunity Index di SACE, un nuovo indicatore che misura le potenzialità di un Paese per l’export italiano, misurate attraverso l’attribuzione di un punteggio compreso tra 0 e 100 e poi elaborate in una mappa virtuale
Dei Paesi scrutinati, 39 hanno un punteggio superiore a 65: non a caso, gli stessi coprono il 73% dell’export italiano, rappresentando quindi mercati già con presenza italiana, più o meno importante a seconda dei casi. Tra i Paesi con le migliori potenzialità troviamo l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi, l’Algeria, il Qatar, la Corea del Sud, la Cina, l’Indonesia e la Malesia. E poi anche partner “più tradizionali”, come Stati Uniti, Regno Unito e Germania. Da segnalare anche il crescente interesse verso Kenya, Senegal e Tanzania.
Le previsioni? Di crescita per le esportazioni di mezzi di trasporto e componentistica verso il Canada (+8,5% medio tra il 2015 e il 2018), di meccanica strumentale verso Algeria ed Egitto (+6,5%) e Tunisia (+7,3%), in particolare per le macchine agricole.